Emergenza COVID-19 e operazioni terminalistiche: il caso di LSCT
In questo articolo abbiamo intervistato Ermanno Gianelli, Health Safety and Environment Manager di La Spezia Container Terminal, sull’impatto della pandemia Covid-19 e sulle azioni messe in campo dall’azienda per far fronte all’emergenza.
Come avete vissuto lo scoppio della pandemia?
EG: Inizialmente, a inizio 2020, si parlava di un virus che arrivava (e sembrava circoscritto) all’oriente e, in particolare, alla Cina.
Questo ci ha posto di fronte alla necessità di gestire in prima battuta gli equipaggi delle navi che giungevano a Spezia dopo aver toccato diversi altri porti, molti dei quali cinesi.
Secondo le ordinanze emesse dalla Capitaneria di Porto, il personale di bordo non poteva essere trasportato a terra, ma era necessario aspettare che la sanità marittima effettuasse una verifica a bordo nave e consegnasse la libera pratica sanitaria.
All’inizio, quindi, tutto era limitato alla gestione degli equipaggi delle navi provenienti dall’Asia. Dopo poche settimane, invece, quando hanno iniziato a verificarsi i primi casi in Italia, abbiamo dovuto iniziare a gestire la crisi anche sul fronte interno del terminal.
A quel punto anche i camionisti di linea provenienti da diverse parti d’Italia, entrando in contatto con i nostri stessi dipendenti, potevano diventare un fattore di rischio in grado di innescare un focolaio.
Proprio in quel periodo, tra l’altro, gestivamo un traffico di rame proveniente da una ditta di Codogno, quindi da subito abbiamo dovuto prendere provvedimenti per proteggere il nostro business e il nostro personale operativo.
Quali sono le azioni che avete messo in atto per fronteggiare la crisi?
EG: All’inizio abbiamo dovuto affidarci al buon senso, seguendo scrupolosamente le linee guida emanate dalle autorità competenti, incrementando rispetto alle stesse, azioni di difesa e monitoraggio. In pochissime settimane l’epidemia si è allargata a macchia d’olio in tutta Italia e, in assenza di un protocollo specifico per le aziende, ci siamo attivati per reperire prontamente sul mercato i dispositivi essenziali per attenuare il rischio di contagio (mascherine, prodotti disinfettanti, ecc), dovendoci confrontare con una oggettiva difficoltà nel trovarli.
All’interno di LSCT operano oltre 600 dipendenti, il che ha reso necessario identificare immediatamente le mansioni a più alto rischio di contagio, alle quali dare massima priorità nella consegna di Dispositivi di Protezione Individuale.
Inoltre, abbiamo cercato di ridurre le occasioni di contatto personale, anche nell’ambito delle normali attività terminalistiche; per fare un esempio: se lo scambio di documenti con gli ufficiali marittimi solitamente avveniva di persona a bordo nave, siamo passati alla sola comunicazione in via telematica.
Una volta emanati dalle autorità i protocolli ufficiali e le linee guida per le aziende, abbiamo creato un comitato di gestione dedicato all’emergenza, in cui abbiamo coinvolto il medico competente e le rappresentanze sindacali; il comitato si è riunito (e ancora si riunisce) periodicamente per monitorare i rischi, individuando le azioni utili e comunicandole internamente ai dipendenti e a tutti i fornitori di LSCT.
In sinergia con le altre società del Gruppo Contship Italia, superati i primi mesi di scarsa disponibilità, siamo riusciti a reperire un grande numero di mascherine, provenienti quasi esclusivamente dall’estero, con tutte le complessità aggiuntive, legate alla verifica delle certificazioni dei dispositivi.
In parallelo, abbiamo affrontato il tema della riorganizzazione degli spazi: ci siamo resi conto della necessità di garantire un maggiore distanziamento all’interno degli uffici. Abbiamo attivato, lo smart working per le tutte funzioni in grado di portare avanti il lavoro da remoto (in primo luogo gli uffici amministrativi). Abbiamo quindi riorganizzato e distanziato le postazioni dei colleghi impegnati in presenza, ottimizzando gli spazi e introducendo i divisori in plexiglas tra le postazioni.
Per quanto riguarda le aree di piazzale, abbiamo previsto la separazione dei flussi in ingresso e uscita del personale e la flessibilità dell’orario di uscita a fine turno, soprattutto nel periodo di maggior picco, in cui è stato ritenuto necessario chiudere gli spogliatoi, normalmente utilizzati dagli operatori di piazzale.
Per evitare affollamenti nei momenti di ingresso e uscita, abbiamo inoltre aumentato il numero delle timbratici e le abbiamo dislocate in diverse aree del terminal.
Per quanto riguarda, invece le attività di sanificazione, si apre un capitolo a parte.
Ovviamente, a magazzino abbiamo fatto arrivare un gran quantitativo di disinfettanti, guanti in lattice e materiale per la pulizia, ma poi ci siamo anche inventati delle iniziative originali, come la riconversione del cannone, che solitamente utilizziamo per nebulizzare acqua quando dalle navi viene scaricato materiale pulverulento, per adattarlo a spruzzare disinfettante nebulizzato in tutta l’area del terminal (che copre oltre 300.000 mq).
Inoltre, abbiamo garantito una sanificazione continuativa sui nostri mezzi, che non era possibile tramite ditte esterne (causa turnazione H24), mettendo a disposizione dei nostri operatori un kit di pulizia, composto da disinfettante per sanificare le superfici del mezzo, gel igienizzante per le mani e rotoli di carta per la pulizia.
In questa maniera, e in accordo con le rappresentanze sindacali, gli operatori hanno potuto igienizzare in autonomia il proprio posto di lavoro prima di prendere servizio, avendo sempre a disposizione i sanificanti per ogni evenienza. Questa iniziativa si è rivelata molto efficace per far sentire il personale tutelato e, al tempo stesso, responsabilizzato.
In aggiunta alla pulizia personale, ci siamo affidati, su base settimanale, a una ditta esterna per effettuare sanificazioni con macchinari appositi, sia negli uffici, sia sui mezzi operativi.
È stata inoltre aumentata la frequenza della pulizia giornaliera ordinaria dei locali, soprattutto delle zone ad uso promiscuo (spogliatoi, zone cambio turno, zone ristoro, …).
Per completare il quadro relativo alla prevenzione, tutte le società del Gruppo Contship Italia hanno effettuato alcune campagne di tamponi rapidi gratuiti per i dipendenti, soprattutto al rientro dalle pause estiva e natalizia.
Per quanto concerne invece il tracciamento dei contagi, nonostante la grande confusione generale che abbiamo riscontrato, siamo riusciti a collaborare con ASL per avere un un numero di riferimento di contact tracing a supporto delle aziende.
Infine, abbiamo attivato un numero verde interno, per fornire assistenza e consulenza ai nostri dipendenti, in merito a qualsiasi dubbio o richiesta concernente la situazione di emergenza.
A ciò va aggiunto che, insieme alle altre società del Gruppo Contship Italia, abbiamo messo a disposizione da subito un’assicurazione a tutela dei dipendenti in caso di ricovero.
Sebbene l’emergenza sia ancora in atto, quali sono le sue conclusioni e i risultati ottenuti?
EG: Nel complesso posso dire che, in questi mesi, abbiamo vissuto due macro fasi: una prima fase di costruzione dell’impianto di protezione del business e del dipendente e una seconda fase, entro cui ci troviamo ancora adesso, di mantenimento e gestione di quanto messo in piedi.
La prima riflessione che mi sorge spontanea è un generale senso di soddisfazione: su una popolazione aziendale di circa 620 persone, abbiamo avuto solo 34 contagi, che corrispondono al 5% del totale, sventando il rischio che si sviluppassero focolai all’interno dell’azienda.
Si tratta di un ottimo risultato a cui hanno concorso innanzitutto i nostri stessi dipendenti, che mi sento di ringraziare personalmente, e da cui parte la seconda riflessione.
Operatori di piazzale e personale di ufficio non solo hanno agito responsabilmente nell’adottare comportamenti sani e sicuri, ma si sono anche messi in gioco in prima persona (soprattutto gli operatori di piazzale) nell’ampliare le proprie mansioni.
Infatti, congiuntamente con l’introduzione della figura preposta alla misurazione della temperatura in ingresso, sono stati istituiti degli addetti alla vigilanza tramite la collaborazione del personale che, a turno, si è occupato di verificare il rispetto delle misure anti-contagio (assenza assembramenti, numero di persone all’interno degli spogliatoi, utilizzo corretto delle mascherine, …).
In questo contesto, abbiamo inoltre creato nuove mansioni all’interno del terminal, quale la squadra di sanificatori interna, che è stata dotata del macchinario specifico, appositamente acquistato.
Si tratta di personale in forza che, nell’ambito della rotazione turnistica, è stato adibito a queste attività e le ha svolte con impegno e dedizione.
In ultimo, e qui si chiudono le mie riflessioni, ho potuto apprezzare il profondo senso di solidarietà e collaborazione che abbiamo vissuto in questi mesi con tutti gli enti istituzionali, a partire dall’Autorità di Sistema Portuale e dalla Capitaneria di Porto fino alle rappresentanze sindacali, e che ha incluso anche alcuni nostri terminal concorrenti, con i quali abbiamo avuto modo di scambiarci idee e condividere best practice, con l’obiettivo ultimo e condiviso di proteggere le nostre persone e superare questa crisi globale.