Caratteristiche dell’import-export italiano
Per import ed export si intende l’insieme dei beni e dei servizi che uno stato acquista e vende ad altri stati del mondo. Il volume di beni e servizi commercializzati tra diversi paesi, insieme agli investimenti diretti esteri, determina il volume del commercio internazionale.
In questo articolo ci focalizzeremo sul contesto italiano, i principali paesi di destinazione e provenienza delle merci, i beni venduti e acquistati e il posizionamento a livello internazionale.
Nello specifico, proveremo a rispondere a queste domande:
- Quali sono le principali merci importate ed esportate dall’Italia?
- Quali sono i principali partner commerciali dell’Italia e come si posiziona l’Italia sullo scacchiere internazionale?
Import-export dell’Italia e il peso relativo a livello internazionale
Secondo i dati Eurostat, estratti a marzo 2020 e relativi al 2019, l’UE a 27 stati pesa per circa il 15% degli scambi mondiali di merci. Ci concentreremo sugli scambi internazionali di merci, poiché il loro valore supera notevolmente (di oltre tre volte) quello degli scambi di servizi. Alcuni servizi, infatti, per loro natura, difficilmente oltrepassano le frontiere nazionali.
Nel 2019 il valore degli scambi internazionali di merci dell’UE-27 con il resto del mondo, ossia la somma delle esportazioni e delle importazioni extra UE, è stato pari a 4.067 miliardi di euro.
Nella classifica 2019 dei principali paesi esportatori, l’Italia si colloca al 3° posto, con l’11% delle esportazioni di merci dell’UE-27 verso paesi terzi. Le prime due posizioni della classifica sono occupate da Germania, con il 29%, e Francia, con l’11,6% delle esportazioni.
Per quanto riguarda le importazioni, la Germania rimane la capofila, registrando nel 2019 il 21% delle importazioni totali da paesi terzi. Seguono in ordine Paesi Bassi (17,5%), Francia (10,7%) e Italia (9,5%).
Se diamo uno sguardo alla bilancia commerciale del 2019, troviamo l’Italia nuovamente sul podio dei paesi che hanno registrato il più elevato surplus commerciale negli scambi di merci con i paesi extra UE-27. In cima alla classifica non sorprende trovare la Germania, che presenta un attivo commerciale pari a 224,3 miliardi di euro e un notevole distacco con il 2° e 3° classificato, rispettivamente Italia con 51,9 miliardi di euro e Irlanda con 40,6 miliardi di euro di surplus.
Eppure si tratta di un trend relativamente recente. Dall’Unità d’Italia e fino agli anni ’90, infatti, il nostro è stato un paese principalmente importatore. Come si evince dai dati ISTAT, il decennio 1993-2003 ha visto per la prima volta l’Italia con un saldo positivo della bilancia dei pagamenti, dopodiché abbiamo dovuto aspettare fino al 2012 per vedere nuovamente il volume delle nostre esportazioni superare quello delle importazioni.
I dati dell’Osservatorio Economico – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ci permettono di dare un rapido sguardo all’attuale posizionamento dell’Italia sullo scacchiere internazionale. Nel 2019, a livello globale, l’Italia risulta in 9° posizione sull’export mondiale, con una quota di mercato del 2,8%, e in 13° posizione sull’import, con una quota di mercato del 2,5%.
Ci concentreremo ora sull’import-export italiano, prendendo in considerazione i soli scambi di merci ma non limitando l’analisi ai paesi extra UE-27. Al contrario, come vedremo, gli scambi commerciali all’interno dell’area europea rimangono estremamente importanti per il nostro Paese e buona parte dei nostri partner commerciali sono proprio altri Paesi europei.
Focus sulle importazioni in Italia
Per quanto riguarda le importazioni dell’Italia, il 2019 si è chiuso con un volume di quasi 423 miliardi di euro, in diminuzione dello 0,7% rispetto al 2018.
I principali paesi di provenienza delle importazioni italiane, nel 2019, si sono riconfermati essere: Germania (con il 16,5% del totale importazioni), Francia (8,7%) e Cina (7,5%), seguiti da Paesi Bassi e Spagna, che valgono rispettivamente il 5,4% e il 5,1% del totale.
I principali prodotti importati in Italia nel 2019 sono stati: “Autoveicoli”, con un volume di 32,8 miliardi di euro, seguiti da “Petrolio greggio” (26 miliardi di euro) e “Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie” (25,6 miliardi di euro).
Focus sulle esportazioni dall’Italia
Dando invece uno sguardo più approfondito all’export, è importante innanzitutto notare che negli ultimi anni le esportazioni hanno rappresentato il principale fattore di crescita per l’Italia.
Infatti, secondo il Rapporto Export 2017 di Sace-Simest, il contributo dell’export alla crescita del PIL dal 2010 al 2016 è stato del +4,8%, diversamente da quanto è avvenuto per le altre componenti del PIL (consumi, import, domanda, spesa pubblica e investimenti), tutte “con segno negativo”.
Come si evince dai dati dell’Osservatorio Economico – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il 2019 è stato il 10° anno di crescita consecutivo per le nostre esportazioni, che hanno raggiunto un volume di oltre 474 miliardi di euro, in crescita del 2,3% rispetto al 2018.
I principali partner commerciali per le esportazioni italiane nel 2019 si sono confermati essere: Germania (12,2% delle esportazioni), Francia (10,5%) e Stati Uniti (9,6%). Interessante notare l’aumento del peso relativo della Svizzera (che passa dal 4,6% del 2017 al 5,5% del 2019).
A livello di categorie merceologiche, i prodotti che hanno registrato il più alto volume di esportazioni nel 2019 sono stati i “medicinali e preparati farmaceutici”, con un volume complessivo di 29,5 miliardi di euro. In 2° posizione troviamo le “altre macchine di impiego generale” con 25,5 miliardi di euro, seguite da “macchine di impiego generale“, con 24,2 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il potenziale di crescita dell’export italiano, il Rapporto Export 2019 di Sace-Simest individua 15 geografie “irrinunciabili” e 5 “promesse” per il Made in Italy, che, secondo le stime, hanno un potenziale di crescita di oltre 22 miliardi di euro per le nostre esportazioni entro il 2022.
Ma il potenziale di crescita offerto dal commercio internazionale non si ferma alle esportazioni: l’Italia con la sua favorevole posizione geografica protesa nel Mediterraneo, è una naturale piattaforma logistica in grado di intercettare flussi di traffico intermodale provenienti dalla Cina e dal Far East.
Come descritto dal Rapporto di Uniontrasporti “La logistica e l’intermodalità in Italia e in Europa ”, a partire dalla seconda metà degli anni ‘90, i porti italiani hanno sperimentato una trasformazione funzionale, inserendosi nelle reti di un traffico ad alto valore aggiunto, quello dei container.
Ma per poter attrarre i flussi del Far East, l’Italia deve competere con i porti del cosiddetto Northern Range (Rotterdam, Amburgo e Anversa), capaci di gestire volumi di traffico notevolmente maggiori, e con i porti spagnoli di Algeciras, Barcellona e Valencia, che hanno beneficiato di importanti investimenti orientati allo sviluppo logistico e industriale.